mercoledì 19 dicembre 2007
sabato 15 dicembre 2007
Richiesta Libro
Per recensioni sulla rivista Albatros, si prega di inviare copia del libro a:
Albatros Edizioni
Via Giuseppe Vitiello, 57
84018 - Scafati (Sa)
Albatros Edizioni
Via Giuseppe Vitiello, 57
84018 - Scafati (Sa)
Scrive Katia Marino
Le scrivo per ringraziarla delle notizie sul romanzo, la cui recensione ho trovato davvero interessante . Ho fatto pubblicare l'articolo, proprio in questa
settimana, su diversi giornali locali della zona di Chiueti-Pescara.
Spero di essere stata utile.
Con l'occasione, porgo gli auguri di buone feste natalizie.
Katia Marino
katyusha76@tiscali.it
settimana, su diversi giornali locali della zona di Chiueti-Pescara.
Spero di essere stata utile.
Con l'occasione, porgo gli auguri di buone feste natalizie.
Katia Marino
katyusha76@tiscali.it
venerdì 14 dicembre 2007
Per vedere il filmato "Addio"tratto da uno scritto di Felice Demartino di Arturo Murante ed Andrea D'Andrea
streaming www.additivitelevisivi.tv/addio.html
video www.additivitelevisivi.tv/addio.mov
Pubblicato da Felice Demartino a 11.32 0 commenti
video www.additivitelevisivi.tv/addio.mov
Pubblicato da Felice Demartino a 11.32 0 commenti
Complimenti un ottimo lavoro.
complimenti un ottimo lavoro.
cari saluti
federico.buonocore
federico.buonocore@email.it
cari saluti
federico.buonocore
federico.buonocore@email.it
Caro Felice,
Caro Felice,
alle 16,00 ero al negozio per scrivere 47 righe su di te sul tuo libro e le tue cose; Alfonso Buonaiuto lo sa bene!
Poi negozio! Scusa l'assenza...sia presenza e atto di amicizia e stima
il mio piccolo pezzo domani. E' stato un miracolo il boxino che
annunciava la presentazione ed un altro le 47 righe (per un libro ne
riservano o meno o "niente".
In bocca la lupo e ora attendiamo il prossimo........
Marcello
alle 16,00 ero al negozio per scrivere 47 righe su di te sul tuo libro e le tue cose; Alfonso Buonaiuto lo sa bene!
Poi negozio! Scusa l'assenza...sia presenza e atto di amicizia e stima
il mio piccolo pezzo domani. E' stato un miracolo il boxino che
annunciava la presentazione ed un altro le 47 righe (per un libro ne
riservano o meno o "niente".
In bocca la lupo e ora attendiamo il prossimo........
Marcello
Un augurio
Sei bellissimo! Con la speranza e l'augurio che la passione che hai profuso in questo viaggio ci ripaghi con qualcosa e' sord!
Tuo fratello avvocato interessato e moglie altrettanto!
Filippo e Paola
Tuo fratello avvocato interessato e moglie altrettanto!
Filippo e Paola
Intervento di Franco Onorato
Signor De Martino
ritengo opportuno presentarmi mi chiamo Franco Onorato sono nato a PADULA vivo a LOS ANGELES CALIFORNIA DAL 1979 dove mi occupo di OSPITALITA' TURISTICA ,HOTEL E RISTORAZIONE. Mia madre ROSA BIANCO buonanima era di MONTESANO .
Sono il nipote di AGNESE BIANCO la famosa atleta e trapezista nata a MONTESANO .
sono un socio della P.A..S. PADULA ART SOCIETY un'organizzazione formata da 400 soci emigrati del VALLO DI DIANO all' estero. Io vivo quattro mesi all' anno nel Messico nella bellissima citta' di CUERNAVACA dove abbiamo una villetta per le vacanze , durante una mia visita nel Messico fui invitato a un convegno sul tema dell'emigrazione ITALIANA IN AMERICA LATINA , al convegno internazionale si parlo' dell' esperienza degli ITALIANI nel VENEZUELA del 1930 1940 .Io ho una tangibbile corrispondenza con amici a PADULA e a MONTESANO ,ultimamente sono stato in contatto con il Direttore della Pro loco di Montesano abbiamo parlato del grande GAGLIARDI e della suo incredibbile successo nel VENEZUELA ,mi parlarono di voi e del vostro libro LA REPUBBLICA DEI GIGLI BIANCHI .
Io ho sentito il bisogno di comunicare con voi e per ringraziarvi per aver pubblicato un libro sul leggendario emigrante filontrofic GAGLIARDI che fece tante opere filantrofiche a beneficio delle popolazioni delle provincia di salerno e oltre , come vi ho accennato noi della P.A.S. padula art society siamo un sodalizio volontariato formato da 400 emigrati del vallo
ci occupiamo di arte cultura ecc, ecc.
Mi farebbe molto piacere se mi scrivete una e-mail per comfermare che avete ricevuto questa mia e-mail .
sinceramente
Franco Onorato
ritengo opportuno presentarmi mi chiamo Franco Onorato sono nato a PADULA vivo a LOS ANGELES CALIFORNIA DAL 1979 dove mi occupo di OSPITALITA' TURISTICA ,HOTEL E RISTORAZIONE. Mia madre ROSA BIANCO buonanima era di MONTESANO .
Sono il nipote di AGNESE BIANCO la famosa atleta e trapezista nata a MONTESANO .
sono un socio della P.A..S. PADULA ART SOCIETY un'organizzazione formata da 400 soci emigrati del VALLO DI DIANO all' estero. Io vivo quattro mesi all' anno nel Messico nella bellissima citta' di CUERNAVACA dove abbiamo una villetta per le vacanze , durante una mia visita nel Messico fui invitato a un convegno sul tema dell'emigrazione ITALIANA IN AMERICA LATINA , al convegno internazionale si parlo' dell' esperienza degli ITALIANI nel VENEZUELA del 1930 1940 .Io ho una tangibbile corrispondenza con amici a PADULA e a MONTESANO ,ultimamente sono stato in contatto con il Direttore della Pro loco di Montesano abbiamo parlato del grande GAGLIARDI e della suo incredibbile successo nel VENEZUELA ,mi parlarono di voi e del vostro libro LA REPUBBLICA DEI GIGLI BIANCHI .
Io ho sentito il bisogno di comunicare con voi e per ringraziarvi per aver pubblicato un libro sul leggendario emigrante filontrofic GAGLIARDI che fece tante opere filantrofiche a beneficio delle popolazioni delle provincia di salerno e oltre , come vi ho accennato noi della P.A.S. padula art society siamo un sodalizio volontariato formato da 400 emigrati del vallo
ci occupiamo di arte cultura ecc, ecc.
Mi farebbe molto piacere se mi scrivete una e-mail per comfermare che avete ricevuto questa mia e-mail .
sinceramente
Franco Onorato
IL PRESEPE E L’AMBIENTE A CHIANCHE, VISIONE METAFORICA DELL’ARTISTA ANTONIO FRANZESE
Mettere insieme i temi del presepe e quelli relativi all’ambiente è una operazione culturale di eccellenza, doppiamente valida perchè sintetizza ed evidenzia, senza primati ideologici, i valori più puri del sociale e quelli del credo religioso.
La povera stalla di Betlemme con il suo essenziale messaggio di amore interpreta appieno anche i dettami più autentici della ricerca ambientalista. Ancor più solidificata dal concetto di Pace che le Natività riesce ad emanare e che si espande, con grande fragore morale, negli attuali e incomprensibili panorami di guerra tra popoli e diverse etnie. e' una deflagrazione di amore e bene che tenta di purificare l’aria di questo secolo iniziato malissimo con la preoccupazione fondata di non essere probabilmente “ultimato” dal genere umano. Ben si inquadra quindi in una ottica di esigenza spirituale la domanda di una migliore aria da respirare quale soddisfazione anche per l’intimo sociale e religioso di tutte le comunita'. Appare pertanto attuale e importante quanto gli organizzatori della manifestazione odierna propongono nel loro tema introduttivo. Probabilmente essi sono consapevoli che nella millenaria cultura del Presepe possono con facilità essere travasati, senza inganno, i più scottanti bisogni della società moderna. Quelli riguardanti l’Ambiente poi sembrano essere i più bisognosi di attenzione e di una corale partecipazione. Sono d’altronde di questi giorni le polemiche per i siti di stoccaggio che hanno riguardato anche gli abitanti di questa zona. Non amo fare polemiche pero' trovo disdicevole che in un luogo di “magico” equilibrio di aria, acqua e terra, come il vostro, dove viene tra l’altro alla luce e si svezza uno dei vini più apprezzati al mondo, si possa solamente pensare di insediarvi discariche o qualsivoglia stoccaggio di ecoballe. E' come se in Francia nella Regione dello Champagne un pazzoide decidesse di fare altrettanto, sicuramente la comunita' internazionale lo farebbe internare in qualche manicomio criminale. Ebbene qua in Italia probabilmente lo premierebbero !!! Come si puo' facilmente dedurre, per tutte queste ragioni, il tema proposto dagli organizzatori è attualissimo e non solo per la vicinanza del Natale. Festivita' che vedo tra l’altro adeguatamente “santificata” con la presenza di opere di primo ordine: raffigurazioni e sculture straordinarie , di ottima fattura e valore emblematico rispetto ai quali sento l’esigenza di approfondire una mia specifica considerazione. L’espositore indiscusso, una risorsa non solo culturale per la comunita' di Chiante e' il Maestro Antonio Franzese. Tutti conosciamo l’opera di questo magnifico artista, conosciuto anche con lo pseudonimo “teutonico” di Franz, ma forse non abbastanza per catalogarla senza imbarazzo nel ristretto novero della più autentica genialita'. Nel vasto campo espressivo dell’artista ( io prediligo, in particolare, le ceramiche le quali, fin dal primo istante, mi hanno preso lo sguardo e “catturato” l’intimo in un profondo abbraccio emotivo) si sono verificati con frequenza felici parti di vera arte. Io so perche' certi artisti con la A maiuscola non hanno avuto ancora adeguata fortuna e successo come meriterebbero. Probabilmente non hanno trovato il mentore giusto o il canale “politico” adatto per essere adeguatamente sponsorizzati. Si spendono milioni di euro per eventi di dubbio gusto e non si riesce a stanare dall’anonimato anime profonde che sanno dialogare con la materia fermandola nell’attimo giusto della sua migliore espressivita'- e tanta creativita' va persa inseguendo poi mode concettuali che nascono spesso pseudo geni da strapazzo. Cio' avviene con una certa frequenza spesso facendo anche “importazione” internazionale dimenticando la peculiarita' del genio italiano e della florida creativita' della provincia che nei secoli lo ha reso fecondo. La provincia con i suoi doppi tempi e le lente cadenze che confezionano il manufatto nella sua essenza più intima e profonda. Tutto il contrario della schizzofrenica inconsapevolmente. Come se tutto dovesse essere veloce per essere considerato realmente creativo e geniale. La presunta Arte viaggia cosi' con Tempi e Scansioni di immagini dai ritmi aggressivi: teatralita' giocate su silenzi spaziali o sulle involute deformazioni plastiche delle materie trattate. Oggi, agli occhi della critica, la Citta', il Globale, il Mondo per esprimersi compiutamente ha bisogno del Luogo-centro (Totem imperante del Gusto) e della “freddezza” del sentimento che, in molti casi, la esprime. Questa peculiarita', secondo i moderni “giudici” dell’Estetica, determina spesso il Capolavoro. Ma tutto cio' Franzese lo conosce benissimo e da tempo lo immagazzina con una metodologia ed efficace sintesi personale pur non stando nei luoghi simbolo dell’arte mondiale. L’arte di Franz e' semplicemente la visione dell’Arte nel suo insieme. Pittorica e plastica, una immagine in continuo divenire che tenta disperatamente di liberarsi del suo piano orizzontale. Franz mentre modella dipinge scatenando una lotta nel suo intimo. Da questo scontro essenzialmente psicologico le figure tendono ad uscire dal loro involucro spaziale consumando l’energia dell’artista che genetico gli suggerisce. Ognuno di noi si fermerebbe un attimo prima o dopo. Lui lo e' nel momento giusto. Ecco l’Artista, il Genio, e ciò che lo differenza dagli altri. Vi sono note poi le espressioni, i volti, le circostanze estetiche, i temi cari dell’intimo, percependole in continuazione durante le ore che segnano la nostra giornata. Franz esprime le visioni che abitano nel nostro inconscio portando a termine una missione, tipica degli artisti geniali, che e' quella di confezionare con la sua arte la materialita' del nostro io. In sintesi io vedo nella totalità artistica di Antonio Franzese la coda istintiva di una profonda attualita' pur vivendo il Maestro nella sua “isola” che e' Chianche. Questo magico luogo Avellinese ma nell’intimo Campus Sannita, non ha certo i tempi di reazione emotiva di New York o di Parigi ma e' depositario di un tesoro esistenziale unico: il senso profondo del Tempo che a Chianche non si misura con le frequenze del cronometro bensi' con la qualita' di attimi veri che si riescono a trasmettere ai propri simili. Questa caratteristica alla quale attinge per primo Franz e' parte integrante del genoma Chianchese, sono probabilmente del particolare humus della loro antica terra, intrisa di zolfo che corrisponde da secoli la giusta dose di gusto e di sapore anche ai grappoli di uva, vanto della locale tradizione vitivinicola
Felice Demartino
Link: http://notizieinrete.blogspot.com/2007/12/il-presepe-e-lambiente-chianche-visione.htmlFonte notizia : http://notizieinrete.blogspot.com/
La povera stalla di Betlemme con il suo essenziale messaggio di amore interpreta appieno anche i dettami più autentici della ricerca ambientalista. Ancor più solidificata dal concetto di Pace che le Natività riesce ad emanare e che si espande, con grande fragore morale, negli attuali e incomprensibili panorami di guerra tra popoli e diverse etnie. e' una deflagrazione di amore e bene che tenta di purificare l’aria di questo secolo iniziato malissimo con la preoccupazione fondata di non essere probabilmente “ultimato” dal genere umano. Ben si inquadra quindi in una ottica di esigenza spirituale la domanda di una migliore aria da respirare quale soddisfazione anche per l’intimo sociale e religioso di tutte le comunita'. Appare pertanto attuale e importante quanto gli organizzatori della manifestazione odierna propongono nel loro tema introduttivo. Probabilmente essi sono consapevoli che nella millenaria cultura del Presepe possono con facilità essere travasati, senza inganno, i più scottanti bisogni della società moderna. Quelli riguardanti l’Ambiente poi sembrano essere i più bisognosi di attenzione e di una corale partecipazione. Sono d’altronde di questi giorni le polemiche per i siti di stoccaggio che hanno riguardato anche gli abitanti di questa zona. Non amo fare polemiche pero' trovo disdicevole che in un luogo di “magico” equilibrio di aria, acqua e terra, come il vostro, dove viene tra l’altro alla luce e si svezza uno dei vini più apprezzati al mondo, si possa solamente pensare di insediarvi discariche o qualsivoglia stoccaggio di ecoballe. E' come se in Francia nella Regione dello Champagne un pazzoide decidesse di fare altrettanto, sicuramente la comunita' internazionale lo farebbe internare in qualche manicomio criminale. Ebbene qua in Italia probabilmente lo premierebbero !!! Come si puo' facilmente dedurre, per tutte queste ragioni, il tema proposto dagli organizzatori è attualissimo e non solo per la vicinanza del Natale. Festivita' che vedo tra l’altro adeguatamente “santificata” con la presenza di opere di primo ordine: raffigurazioni e sculture straordinarie , di ottima fattura e valore emblematico rispetto ai quali sento l’esigenza di approfondire una mia specifica considerazione. L’espositore indiscusso, una risorsa non solo culturale per la comunita' di Chiante e' il Maestro Antonio Franzese. Tutti conosciamo l’opera di questo magnifico artista, conosciuto anche con lo pseudonimo “teutonico” di Franz, ma forse non abbastanza per catalogarla senza imbarazzo nel ristretto novero della più autentica genialita'. Nel vasto campo espressivo dell’artista ( io prediligo, in particolare, le ceramiche le quali, fin dal primo istante, mi hanno preso lo sguardo e “catturato” l’intimo in un profondo abbraccio emotivo) si sono verificati con frequenza felici parti di vera arte. Io so perche' certi artisti con la A maiuscola non hanno avuto ancora adeguata fortuna e successo come meriterebbero. Probabilmente non hanno trovato il mentore giusto o il canale “politico” adatto per essere adeguatamente sponsorizzati. Si spendono milioni di euro per eventi di dubbio gusto e non si riesce a stanare dall’anonimato anime profonde che sanno dialogare con la materia fermandola nell’attimo giusto della sua migliore espressivita'- e tanta creativita' va persa inseguendo poi mode concettuali che nascono spesso pseudo geni da strapazzo. Cio' avviene con una certa frequenza spesso facendo anche “importazione” internazionale dimenticando la peculiarita' del genio italiano e della florida creativita' della provincia che nei secoli lo ha reso fecondo. La provincia con i suoi doppi tempi e le lente cadenze che confezionano il manufatto nella sua essenza più intima e profonda. Tutto il contrario della schizzofrenica inconsapevolmente. Come se tutto dovesse essere veloce per essere considerato realmente creativo e geniale. La presunta Arte viaggia cosi' con Tempi e Scansioni di immagini dai ritmi aggressivi: teatralita' giocate su silenzi spaziali o sulle involute deformazioni plastiche delle materie trattate. Oggi, agli occhi della critica, la Citta', il Globale, il Mondo per esprimersi compiutamente ha bisogno del Luogo-centro (Totem imperante del Gusto) e della “freddezza” del sentimento che, in molti casi, la esprime. Questa peculiarita', secondo i moderni “giudici” dell’Estetica, determina spesso il Capolavoro. Ma tutto cio' Franzese lo conosce benissimo e da tempo lo immagazzina con una metodologia ed efficace sintesi personale pur non stando nei luoghi simbolo dell’arte mondiale. L’arte di Franz e' semplicemente la visione dell’Arte nel suo insieme. Pittorica e plastica, una immagine in continuo divenire che tenta disperatamente di liberarsi del suo piano orizzontale. Franz mentre modella dipinge scatenando una lotta nel suo intimo. Da questo scontro essenzialmente psicologico le figure tendono ad uscire dal loro involucro spaziale consumando l’energia dell’artista che genetico gli suggerisce. Ognuno di noi si fermerebbe un attimo prima o dopo. Lui lo e' nel momento giusto. Ecco l’Artista, il Genio, e ciò che lo differenza dagli altri. Vi sono note poi le espressioni, i volti, le circostanze estetiche, i temi cari dell’intimo, percependole in continuazione durante le ore che segnano la nostra giornata. Franz esprime le visioni che abitano nel nostro inconscio portando a termine una missione, tipica degli artisti geniali, che e' quella di confezionare con la sua arte la materialita' del nostro io. In sintesi io vedo nella totalità artistica di Antonio Franzese la coda istintiva di una profonda attualita' pur vivendo il Maestro nella sua “isola” che e' Chianche. Questo magico luogo Avellinese ma nell’intimo Campus Sannita, non ha certo i tempi di reazione emotiva di New York o di Parigi ma e' depositario di un tesoro esistenziale unico: il senso profondo del Tempo che a Chianche non si misura con le frequenze del cronometro bensi' con la qualita' di attimi veri che si riescono a trasmettere ai propri simili. Questa caratteristica alla quale attinge per primo Franz e' parte integrante del genoma Chianchese, sono probabilmente del particolare humus della loro antica terra, intrisa di zolfo che corrisponde da secoli la giusta dose di gusto e di sapore anche ai grappoli di uva, vanto della locale tradizione vitivinicola
Felice Demartino
Link: http://notizieinrete.blogspot.com/2007/12/il-presepe-e-lambiente-chianche-visione.htmlFonte notizia : http://notizieinrete.blogspot.com/
martedì 11 dicembre 2007
sabato 24 novembre 2007
Chi è Felice De Martino? Intervista di Barbara Paternostra
Chi è Felice De Martino?
Fino a pochi mesi sono stato un dirigente pubblico. Ora sono in pensione e mi sto dedicando a tempo pieno alla scrittura.
Quando ha iniziato a scrivere?
Ho sempre desiderato mettermi alla prova. Scrivevo nel tempo libero, ma mai avrei immaginato di pubblicare un libro, era come se mi mancasse il coraggio di espormi al giudizio degli altri.
E poi cosa è accaduto?
Ho iniziato a scrivere la storia della mia famiglia, fin quando l’editore Pironti, al quale avevo mostrato il manoscritto, mi spronò a terminare il testo. Lo pubblicò e quello è stato il primo romanzo, La Repubblica dei gigli bianchi, al quale ne sono seguiti altri due e anche due raccolte di racconti brevi, poesie e pensieri.
E ora La buona sorte. Cosa l’ha ispirata?
Per alcuni anni ho avuto una casetta a Cetara, in provincia di Salerno. Mi piaceva tanto la Torre: mi ossessionava e mi affascinava al tempo stesso. Mi immaginavo le vicende che nel corso degli anni si erano svolte tra quelle mura e quindi ne è venuta fuori l’ispirazione. Avevo trovato lo spazio adatto, lo dovevo solo riempire con una storia.
E così è nata Mariella, la protagonista.
Sì, Mariella. Una donna complessa, insoddisfatta della sua vita interiore, fino a quando decide di rompere tutto l’ordine e le strutture che si è creata attorno a sé e inizia una nuova vita.
Quanto tempo ha impiegato a scrivere il libro?
Quasi 5 anni, ma lavoravo anche.
All’inizio aveva già in mente tutta la storia?
No, è cresciuta dentro di me lentamente. Mariella ha preso corpo parola dopo parola. La storia è come divisa in due parti: nella prima c’è una descrizione dei personaggi e delle situazioni; nella seconda inizia l’avventura e Mariella comincia a viaggiare, abbandona la sua vita e si trova proiettata in un’altra esistenza. Ma la storia non è finita comunque, la narrazione delle vicende della nuova Mariella potrebbe continuare. E non è detto che non cominci a scrivere anche con l’aiuto dei lettori, che potrebbero suggerirmi dei percorsi.
Che difficoltà ha incontrato?
Nei miei passati libri, non riuscivo a spogliarmi di me stesso: ogni personaggi aveva qualche mia caratteristica. Così ho optato per una protagonista femminile. E’ stato difficile immedesimarmi in una donna, anche perché volevo che fosse credibile nei suoi modi di agire e di pensare.
Crede di esserci riuscito?
Me lo auguro, ma non spetta a me giudicare il risultato finale. Io ne sono contento, ma saranno i lettori a valutare il mio sforzo creativo.
Ha già in mente una nuova storia?
Sì, ho deciso di ambientarla nel periodo dell’armistizio.
Perché quel periodo?
Nel corso di ricerche da me svolte sul mio paese natale, Montesano sulla Marcellana, ho scoperto che nel dicembre del 1943 8 miei compaesani, tra cui 5 donne, persero la vita. Quelli erano giorni particolari, non c’era ordine e regnava quasi l’anarchia. Scrivendo, voglio rendere giustizia a quelle persone e voglio anche far conoscere il mio paese, anche per rinsaldare le mie radici e rinvigorire la memoria del passato.
Cosa la spinge a scrivere?
Credo la vanità: prima non l’avvertivo tanto, preso come ero dal lavoro. Ora la sento molto forte. Ma sicuramente c’è anche tanta voglia di misurarmi con la scrittura e di raccontarmi attraverso i miei personaggi.
Perché leggere il suo ultimo libro?
Perché credo sia una storia appassionante e molto coinvolgente. E poi perché bisogna sempre leggere tanto e tutti. Basti pensare che il 97% degli autori vende solo tre copie di ogni libro. E questo per me rappresenta quasi una sfida.
Fino a pochi mesi sono stato un dirigente pubblico. Ora sono in pensione e mi sto dedicando a tempo pieno alla scrittura.
Quando ha iniziato a scrivere?
Ho sempre desiderato mettermi alla prova. Scrivevo nel tempo libero, ma mai avrei immaginato di pubblicare un libro, era come se mi mancasse il coraggio di espormi al giudizio degli altri.
E poi cosa è accaduto?
Ho iniziato a scrivere la storia della mia famiglia, fin quando l’editore Pironti, al quale avevo mostrato il manoscritto, mi spronò a terminare il testo. Lo pubblicò e quello è stato il primo romanzo, La Repubblica dei gigli bianchi, al quale ne sono seguiti altri due e anche due raccolte di racconti brevi, poesie e pensieri.
E ora La buona sorte. Cosa l’ha ispirata?
Per alcuni anni ho avuto una casetta a Cetara, in provincia di Salerno. Mi piaceva tanto la Torre: mi ossessionava e mi affascinava al tempo stesso. Mi immaginavo le vicende che nel corso degli anni si erano svolte tra quelle mura e quindi ne è venuta fuori l’ispirazione. Avevo trovato lo spazio adatto, lo dovevo solo riempire con una storia.
E così è nata Mariella, la protagonista.
Sì, Mariella. Una donna complessa, insoddisfatta della sua vita interiore, fino a quando decide di rompere tutto l’ordine e le strutture che si è creata attorno a sé e inizia una nuova vita.
Quanto tempo ha impiegato a scrivere il libro?
Quasi 5 anni, ma lavoravo anche.
All’inizio aveva già in mente tutta la storia?
No, è cresciuta dentro di me lentamente. Mariella ha preso corpo parola dopo parola. La storia è come divisa in due parti: nella prima c’è una descrizione dei personaggi e delle situazioni; nella seconda inizia l’avventura e Mariella comincia a viaggiare, abbandona la sua vita e si trova proiettata in un’altra esistenza. Ma la storia non è finita comunque, la narrazione delle vicende della nuova Mariella potrebbe continuare. E non è detto che non cominci a scrivere anche con l’aiuto dei lettori, che potrebbero suggerirmi dei percorsi.
Che difficoltà ha incontrato?
Nei miei passati libri, non riuscivo a spogliarmi di me stesso: ogni personaggi aveva qualche mia caratteristica. Così ho optato per una protagonista femminile. E’ stato difficile immedesimarmi in una donna, anche perché volevo che fosse credibile nei suoi modi di agire e di pensare.
Crede di esserci riuscito?
Me lo auguro, ma non spetta a me giudicare il risultato finale. Io ne sono contento, ma saranno i lettori a valutare il mio sforzo creativo.
Ha già in mente una nuova storia?
Sì, ho deciso di ambientarla nel periodo dell’armistizio.
Perché quel periodo?
Nel corso di ricerche da me svolte sul mio paese natale, Montesano sulla Marcellana, ho scoperto che nel dicembre del 1943 8 miei compaesani, tra cui 5 donne, persero la vita. Quelli erano giorni particolari, non c’era ordine e regnava quasi l’anarchia. Scrivendo, voglio rendere giustizia a quelle persone e voglio anche far conoscere il mio paese, anche per rinsaldare le mie radici e rinvigorire la memoria del passato.
Cosa la spinge a scrivere?
Credo la vanità: prima non l’avvertivo tanto, preso come ero dal lavoro. Ora la sento molto forte. Ma sicuramente c’è anche tanta voglia di misurarmi con la scrittura e di raccontarmi attraverso i miei personaggi.
Perché leggere il suo ultimo libro?
Perché credo sia una storia appassionante e molto coinvolgente. E poi perché bisogna sempre leggere tanto e tutti. Basti pensare che il 97% degli autori vende solo tre copie di ogni libro. E questo per me rappresenta quasi una sfida.
Sono nato a mille metri , a Montesano sulla Marcellana
il Comune più alto della Provincia di Salerno , estremo lembo della Campania a soli 7 Km . dalla Lucania .
Un territorio considerato Basilisco che si incunea nel tratto Calabro - Lucano della Valle del Diano . Tra le mie montagne il freddo è di casa e cade molta neve , a volte fino a Maggio . Ho visto la “ luce “ di sera tarda , intorno alle 22 , 30 ed era Giovedì 7 Aprile del lontano anno 1949 . Sulla “ casa di pietra “ dei miei genitori , Silvio e Delizia , quella notte piovve come non aveva mai piovuto mentre nei vicoli adiacenti spirava un vento forte e teso che ululava ai lupi del Cervati . Io non avevo nessuna voglia di uscire fuori dal mio “ guscio “ , protetto da una calda e amorevole placenta . In soccorso di mia madre sopraggiunse un medico venuto , in tutta fretta , da Padula che ebbe il suo da fare per tirarmi fuori , grosso e indolente , dal pozzo amniotico della mia incoscienza prenatale . Finalmente nacqui e per tradizione , in quanto primogenito , mi fu dato il nome del mio nonno paterno . Al paese rimasi pochi anni e in prima elementare già sedevo in una scuola di Napoli di Piazza Amedeo . Ho soggiornato , negli anni seguenti , in diversi quartieri di questa città dal Vasto al Vomero , da Capodimonte alla collina di Posiliipo , vivendo con on grande partecipazione e naturalezza i molteplici aspetti della “ napoletanità” . Tra l’altro , salvo una breve ma intensa parentesi romana , ho svolto tutti i miei studi a
Napoli culminati con il conseguimento , nel Febbraio del 1974 , della Laurea in Architettura . La tesi , relatore emerito il Prof: Nicola Pagliara , aveva come oggetto la costruzione a Reggio Calabria , in località Pellaro , di un moderno porto commerciale dotato di un Terminal Container ad alta tecnologia per creare una efficace cerniera di scambio tra l ’ Europa e i Paesi che si affacciavano lungo le sponde del Mediterraneo . Gli anni vissuti a Napoli mi hanno consentito anche di praticare sport di mare , in particolare il Canottaggio difendendo i colori dello Yacht Club Canottieri Savoia , lo storico ed esclusivo Circolo Nautico del Borgo Marinari a Santa Lucia . Con i colori a strisce bianche e blù del Savoia partecipai anche , nel lontano 1966 , alla più classica delle regate in 8 Yole che si tiene nel Golfo : La Coppa Lisistrata . Il mio equipaggio , nonostante una gara combattutissima , non. riuscì a spuntarla . Il sottoscritto ebbe però l ’ opportunità di consolarsi vincendo in 4 yole la non meno prestigiosa Coppa Maione che tuttora conservo in modello a scala ridotta tra i cimeli più cari . Il trofeo fu donato , in una bellissima serata di gala organizzata nel mitico salone del Circolo , ai membri dello equipaggio vincente dallo ora Presidente , Avv . Guido Pepe . Bei ricordi , struggenti e vivi , che ti “ riportano addosso “ la salsedine del mare di Posillipo o ti fanno rivivere l ‘ attimo fugace della gioventù perduta tra gli scogli del Molosiglio o respirare ancora la magica brezza di mare che si alzava la sera nel Borgo Marinari . Una volta laureato e conseguita la Abilitazione ho svolto per alcuni anni la libera professione di Architetto realizzando progetti a Napoli , nel Cilento e in molte zone del Vallo di Diano , in particolare a San Pietro al Tanagro , a Montesano Sulla Marcellana e a Padula dove , tra l’altro nel frattempo , mi ero trasferito . La mia attività di libero professionista si interruppe agi inizi degli anni 80 per aver partecipato e poi vinto il Concorso di Coordinatore dell’ Ufficio Tecnico e di Piano della Comunità Montana del Vallo di Diano che ha la sua Sede istituzionale nella parte antistante della monumentale Certosa di Padula .
E ’ di questo periodo l’intensa e proficua collaborazione professionale maturata con il Prof. . Paolo Portoghesi , illustre architetto e urbanista , Caposcuola storico del Post- Moderno . Furono gli anni della redazione del Piano di sviluppo Socio-Economico della stessa Comunità Montana , del Programma attuativo delle infrastrutture stradali e rurali del Comprensorio Vallo di Diano , dei Piani di insediamento produttivi di Polla e soprattutto della Idea progettuale relativa alla costituzione della Città Vallo . Tale progetto , partorito dalla fervida mente politica dei compianti Gerardo Ritorto e Enrico Quaranta , risultò per un lungo periodo uno dei temi più interessanti nel dibattito urbanistico non solo nazionale . Un modello suggestivo ma altamente funzionale che avrebbe dovuto confederare quattordici Comuni del Vallo di Diano unificando servizi e vocazioni di ognuno in una ottica di sviluppo unitario e integrato . Terminata con grande rimpianto anche questa esperienza lavorativa lasciai nel 1986 il Vallo di Diano per trasferirmi di nuovo a Napoli per ricoprire l ’incarico di Dirigente Responsabile dei Servizi Tecnico- urbanistici dell’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo in Campania , meglio conosciuto come ERSAC . Nel 1992 , pur continuando a lavorare a Napoli , mi trasferii nelle immediate vicinanze di Salerno , a Capezzano . In quegli anni iniziò la mia attività letteraria che si concretizzò con la pubblicazione , alla fine del 1995 , del primo romanzo dal titolo . “ La Repubblica dei Gigli Bianchi “ edito da Tullio Pironti , al quale fece seguito , nel 1998 , la prima raccolta di poesie e scritti , edito da Boccia , dal titolo : “Istante di Cielo“ . Dopo un periodo di sofferto “ silenzio letterario “ ma di intensa attività conAssociazioni ambientaliste e con altre legate alle tematiche della Emigrazione ( Queste ultime determineranno la produzione di miei saggi raccolti nel Volume , pubblicato dalla casa editrice Electa Napoli , dal titolo : “ Emigrazione / Immigrazione , il progetto Colombo “ ) “ partorisco “
nel 2002 il mio secondo romanzo , edito da Guida per la Collana Lettere Italiane , dal titolo : “ Punta Licosa “ . L’anno dopo vedrà la luce il mio secondo libro di poesie e scritti edito daMarte ,collana Aquiloni , dal titolo : “ La Casa di Pietra “ . Il 2004 oltre ad essere l ’ anno del mio trasferimento in quel di Pontecagnano , dove tuttora vivo con mia moglie Lina , è anche l ’ anno del mio primo romanzo storico che narra della tormentata esistenza del primo “ Sindaco” democratico di Montesano Sulla Marcellana , Nicola Cestari , ai tempi della Repubblica Napoletana . Una storia del 1700 “ campano “ , emblematica delle lotte tra famiglie abbienti nelle
desolate terre di provincia , edita sempre da Marte per la collana Aquiloni , dal titolo . “ La breve stagione del Galantuomo . “
Dal 2006 e fino alla collocazione in pensione , culminando la mia carriera nella Pubblica Amministrazione , ho ricoperto la carica di Direttore Generale dell ’ Ersac . Di recente poi ho dato alle stampe il mio ultimo romanzo , edito dall’ editore napoletano per eccellenza Tullio Pironti , dal titolo : “ La buona sorte “ . La protagonista del libro Mariella , psicologa come la mia unica figlia Silvia , è una salernitana forte e coraggiosa che “ sacrificherà “ la sua vita per svelare al mondo un mistero secolare legato alla Scuola Medica Salernitana ed alla scoperta dell ’ America .
Napoli culminati con il conseguimento , nel Febbraio del 1974 , della Laurea in Architettura . La tesi , relatore emerito il Prof: Nicola Pagliara , aveva come oggetto la costruzione a Reggio Calabria , in località Pellaro , di un moderno porto commerciale dotato di un Terminal Container ad alta tecnologia per creare una efficace cerniera di scambio tra l ’ Europa e i Paesi che si affacciavano lungo le sponde del Mediterraneo . Gli anni vissuti a Napoli mi hanno consentito anche di praticare sport di mare , in particolare il Canottaggio difendendo i colori dello Yacht Club Canottieri Savoia , lo storico ed esclusivo Circolo Nautico del Borgo Marinari a Santa Lucia . Con i colori a strisce bianche e blù del Savoia partecipai anche , nel lontano 1966 , alla più classica delle regate in 8 Yole che si tiene nel Golfo : La Coppa Lisistrata . Il mio equipaggio , nonostante una gara combattutissima , non. riuscì a spuntarla . Il sottoscritto ebbe però l ’ opportunità di consolarsi vincendo in 4 yole la non meno prestigiosa Coppa Maione che tuttora conservo in modello a scala ridotta tra i cimeli più cari . Il trofeo fu donato , in una bellissima serata di gala organizzata nel mitico salone del Circolo , ai membri dello equipaggio vincente dallo ora Presidente , Avv . Guido Pepe . Bei ricordi , struggenti e vivi , che ti “ riportano addosso “ la salsedine del mare di Posillipo o ti fanno rivivere l ‘ attimo fugace della gioventù perduta tra gli scogli del Molosiglio o respirare ancora la magica brezza di mare che si alzava la sera nel Borgo Marinari . Una volta laureato e conseguita la Abilitazione ho svolto per alcuni anni la libera professione di Architetto realizzando progetti a Napoli , nel Cilento e in molte zone del Vallo di Diano , in particolare a San Pietro al Tanagro , a Montesano Sulla Marcellana e a Padula dove , tra l’altro nel frattempo , mi ero trasferito . La mia attività di libero professionista si interruppe agi inizi degli anni 80 per aver partecipato e poi vinto il Concorso di Coordinatore dell’ Ufficio Tecnico e di Piano della Comunità Montana del Vallo di Diano che ha la sua Sede istituzionale nella parte antistante della monumentale Certosa di Padula .
E ’ di questo periodo l’intensa e proficua collaborazione professionale maturata con il Prof. . Paolo Portoghesi , illustre architetto e urbanista , Caposcuola storico del Post- Moderno . Furono gli anni della redazione del Piano di sviluppo Socio-Economico della stessa Comunità Montana , del Programma attuativo delle infrastrutture stradali e rurali del Comprensorio Vallo di Diano , dei Piani di insediamento produttivi di Polla e soprattutto della Idea progettuale relativa alla costituzione della Città Vallo . Tale progetto , partorito dalla fervida mente politica dei compianti Gerardo Ritorto e Enrico Quaranta , risultò per un lungo periodo uno dei temi più interessanti nel dibattito urbanistico non solo nazionale . Un modello suggestivo ma altamente funzionale che avrebbe dovuto confederare quattordici Comuni del Vallo di Diano unificando servizi e vocazioni di ognuno in una ottica di sviluppo unitario e integrato . Terminata con grande rimpianto anche questa esperienza lavorativa lasciai nel 1986 il Vallo di Diano per trasferirmi di nuovo a Napoli per ricoprire l ’incarico di Dirigente Responsabile dei Servizi Tecnico- urbanistici dell’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo in Campania , meglio conosciuto come ERSAC . Nel 1992 , pur continuando a lavorare a Napoli , mi trasferii nelle immediate vicinanze di Salerno , a Capezzano . In quegli anni iniziò la mia attività letteraria che si concretizzò con la pubblicazione , alla fine del 1995 , del primo romanzo dal titolo . “ La Repubblica dei Gigli Bianchi “ edito da Tullio Pironti , al quale fece seguito , nel 1998 , la prima raccolta di poesie e scritti , edito da Boccia , dal titolo : “Istante di Cielo“ . Dopo un periodo di sofferto “ silenzio letterario “ ma di intensa attività conAssociazioni ambientaliste e con altre legate alle tematiche della Emigrazione ( Queste ultime determineranno la produzione di miei saggi raccolti nel Volume , pubblicato dalla casa editrice Electa Napoli , dal titolo : “ Emigrazione / Immigrazione , il progetto Colombo “ ) “ partorisco “
nel 2002 il mio secondo romanzo , edito da Guida per la Collana Lettere Italiane , dal titolo : “ Punta Licosa “ . L’anno dopo vedrà la luce il mio secondo libro di poesie e scritti edito daMarte ,collana Aquiloni , dal titolo : “ La Casa di Pietra “ . Il 2004 oltre ad essere l ’ anno del mio trasferimento in quel di Pontecagnano , dove tuttora vivo con mia moglie Lina , è anche l ’ anno del mio primo romanzo storico che narra della tormentata esistenza del primo “ Sindaco” democratico di Montesano Sulla Marcellana , Nicola Cestari , ai tempi della Repubblica Napoletana . Una storia del 1700 “ campano “ , emblematica delle lotte tra famiglie abbienti nelle
desolate terre di provincia , edita sempre da Marte per la collana Aquiloni , dal titolo . “ La breve stagione del Galantuomo . “
Dal 2006 e fino alla collocazione in pensione , culminando la mia carriera nella Pubblica Amministrazione , ho ricoperto la carica di Direttore Generale dell ’ Ersac . Di recente poi ho dato alle stampe il mio ultimo romanzo , edito dall’ editore napoletano per eccellenza Tullio Pironti , dal titolo : “ La buona sorte “ . La protagonista del libro Mariella , psicologa come la mia unica figlia Silvia , è una salernitana forte e coraggiosa che “ sacrificherà “ la sua vita per svelare al mondo un mistero secolare legato alla Scuola Medica Salernitana ed alla scoperta dell ’ America .
sabato 17 novembre 2007
Cercarsi dentro e' partire per un viaggio che non ha tempo o arrivi.
Questo pensava Andrea quando decise di andar via e lasciare Milano.
Spesso un aspetto buio del vivere basta a rendere insopportabile il tutto e il trasporto per gli spazi amati lascia il posto al loro totale rifiuto.
Andrea aveva bisogno di credere, nonostante tutto e per questo fuggiva.
Fuggiva verso il futuro cercando il passato: l'origine dei suoi passi.
Andava verso la tana che ognuno spera di avere in qualche parte del mondo.
Spesso un aspetto buio del vivere basta a rendere insopportabile il tutto e il trasporto per gli spazi amati lascia il posto al loro totale rifiuto.
Andrea aveva bisogno di credere, nonostante tutto e per questo fuggiva.
Fuggiva verso il futuro cercando il passato: l'origine dei suoi passi.
Andava verso la tana che ognuno spera di avere in qualche parte del mondo.
Ognuno e' anche "qualcosa di "abitativo"
Alla fine, il luogo fisico di nascita e' determinante quanto il genoma. Da questa unione scaturisce lo stampo esistenziale che si conforma negli spazi e si evolve tra i materiali del proprio crescere.
L'integrazione tra lo spazio interiore e quello esterno non e', pertanto, schizzofrenica, ma punto d'arrivo, speculativo del sentirsi architetto-poeta, condizione ottimale per "immaginare" senza obbligati
L'integrazione tra lo spazio interiore e quello esterno non e', pertanto, schizzofrenica, ma punto d'arrivo, speculativo del sentirsi architetto-poeta, condizione ottimale per "immaginare" senza obbligati
la mia "storia" con Mariella iniziò quando ebbi la certezza che avrei potuto"generare" pur essendo io ne' donna, ne' madre.
Ciò che fa più paura oggi e' la normalità. Non si ha idea però di quanto la normalità possa essere fuorviante quando ti capita di avere a che fare con qualcuna come Mariella che credi di facile lettura ma che invece e' un insieme di lingue e dialetti spesso incomprensibili. Mariella nasce semplice e appare per molto tempo semplice ma poi la sua sensibilià, trasformatasi in ansia di dover capire ad ogni costo, la costringerà a diventare... un'altra, in tutti i sensi! la doppia o triplice personalità di Mariella non poteva per tanto essere raccontata in termini tradizionali ma recitata come continua metamorfosi rispetto al tempo e all'azione dei singoli personaggi. E' una storia che alla fine si dimostrerà senza trama e con tante voci anche sovrapposte, rischiando banalità che la protagonista tenterà di sconfiggere man mano. In corsi d'opera. Io l'ho voluta così la "mia" Mariella, limpida e contorta e mai stupida, con la sua geniale voglia di vivere sempre il difficile.
Devo però scusarmi con lei per averla svegliata dal suo tepore fatale, per di più, una mattina di un lungo e caldo giorno d'estate. Per farmi perdonare il fastidio di "vivere il suo racconto" proverò ad augurarle la più sincera delle buone sorti.
Mariella
io non la conoscevo.
Nata, non so quanto,
cresceva, invisibile,
nella placenta della mia mente.
All'improvviso l'evento:
chiamata a vivere,
s'e' rivelata carne.
Mariella era già parte di me.
Devo però scusarmi con lei per averla svegliata dal suo tepore fatale, per di più, una mattina di un lungo e caldo giorno d'estate. Per farmi perdonare il fastidio di "vivere il suo racconto" proverò ad augurarle la più sincera delle buone sorti.
Mariella
io non la conoscevo.
Nata, non so quanto,
cresceva, invisibile,
nella placenta della mia mente.
All'improvviso l'evento:
chiamata a vivere,
s'e' rivelata carne.
Mariella era già parte di me.
La buona sorte
Tra le mura di un'antica torre saracena si nasconde un mistero.
Lo svelerà, tra mille inganni e peripezie, una donna all'apparenza fragile ma in realtà forte e determinata.
La soluzione dell'enigma aprirà nuovi scenari in altre parti del mondo, mettendo in discussione la stessa scoperta dell'America.
La protagonista del romanzo
sarà costretta a cambiare identità.
La "buona sorte" però le riserverà anche piaceri e una
nuova vita in un lontano arcipelago nei pressi del Tropico del Capricorno
Lo svelerà, tra mille inganni e peripezie, una donna all'apparenza fragile ma in realtà forte e determinata.
La soluzione dell'enigma aprirà nuovi scenari in altre parti del mondo, mettendo in discussione la stessa scoperta dell'America.
La protagonista del romanzo
sarà costretta a cambiare identità.
La "buona sorte" però le riserverà anche piaceri e una
nuova vita in un lontano arcipelago nei pressi del Tropico del Capricorno
martedì 30 ottobre 2007
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